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Trofeo delle Regioni 2015 - KINDERIADI 2015
La Sicilia da vivere




Tra Messina e Palermo si estende la costa settentrionale della Sicilia, quella che si affaccia sul Mar Tirreno. Tutta la fascia costiera è un susseguirsi di località balneari, spiagge e paesini quasi esclusivamente dediti al turismo.

Procedendo da ovest verso est, prima di giungere a Milazzo, troviamo la cittadina di Patti, sulle prime pendici settentrionali dei Nebrodi. Dalla collinetta su cui giace domina l’incantevole spettacolo delle isole Eolie e l’omonimo golfo che da Capo Tindari si estende fino a Capo Calavà, location della manifestazione. Da vedere la cattedrale di San Bartolomeo, la villa romana e assolutamente Tindari con il Santuario della Madonna di Tindari e il centro archeologico.

Da Tindari si può contemplare un panorama esemplare: il mare, le isole Eolie… la costa tirrenica! Il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto è esteso circa 58,89 km², molto densamente popolato e ricco, è delimitato da quattro confini naturali: a nord-ovest il mare Tirreno; a nord-est il torrente Mela; a sud-est il versante tirrenico dello spartiacque dei Peloritani; a sud-ovest il torrente Termini o Patrì.Alle spalle di questa ricca costa si nasconde un entroterra affascinante e facilmente accessibile, dove si estendono due vasti parchi naturali e diversi paesini di montagna. I parchi, che comprendono i massicci montuosi delle Madonie e dei Nebrodi, sono veri e propri paradisi per gli amanti della natura, delle escursioni e del birdwatching.
Lungo la costa si incontra poi il borgo medievale di Brolo circondato dalla catena montuosa dei Nebrodi e da una vasta pianura di giardini che degrada sul mare. Dalla sommità della Torre Vinciguerra lo sguardo spazia su uno scenario di incantevole bellezza che racchiude l’ampio arco di mare tra Capo Calavà e Capo d’Orlando ed ha sullo sfondo le isole Eolie.
Tra Capo d’Orlando e il Golfo di Patti, a dolce pendio verso il mare, si trova Gioiosa Marea. L’antico borgo venne fondato nel 1366 sulla sommità del Monte di Guardia.

Dalle rovine della Torre Vinciguerra si gode uno splendido panorama sulla costa. Le belle spiagge di Capo Calavà e di San Giorgio, la limpidezza delle acque del mare, le bellezze del paesaggio, il patrimonio artistico, fanno di Gioiosa Marea un centro di sicura vocazione turistica.

Procedendo verso ovest, accompagnati dalla sagoma delle isole Eolie, si incontrano paesini ricchi di fascino e storia, insenature e spiagge, che invitano alla sosta. Quelle intorno a Capo d’Orlando e al promontorio su cui si trovano le rovine dell’antica Tindari sono magnifiche. Anche Milazzo, principale porto per le isole Eolie, nonostante sia un po’ adombrato da una forte industrializzazione, nasconde alcuni incantevoli tratti di litorale.


Capo d’Orlando, con il suo castello medievale che sovrasta il promontorio, è la seconda destinazione più apprezzata di questa zona. La bellezza delle sue spiagge e la presenza di buone infrastrutture ricettive ne hanno fatto, specialmente durante la stagione balneare, un centro di notevole richiamo turistico. S.Gregorio rappresenta il cuore di questo turismo per via della bellissima spiaggia. Inoltre Scafa si trova in una posizione privilegiata dal punto di vista panoramica perché domina il tratto di costa compreso tra Capo d’Orlando e Capo Calavà.

Procedendo ancora in direzione Palermo incontriamo  Cefalù con la bella spiaggia a mezzaluna su cui si affaccia, la meta più frequentata di tutta la costa.

Da villaggio di pescatori si è trasformata in località di villeggiatura alla moda, seconda solo a Taormina quanto a notorietà. La sua posizione ai piedi della Rocca, i suoi vicoli medievali e i monumenti la rendono un luogo splendido dove trascorrere una vacanza. Su tutto spicca la Cattedrale, una delle espressioni più alte dell’arte arabo-normanna.


 

COMUNI COINVOLTI


Barcellona Pozzo di Gotto

Il territorio di Barcellona Pozzo di Gotto è esteso circa 58,89 km², molto densamente popolato e ricco, è delimitato da quattro confini naturali: a nord-ovest il mare Tirreno; a nord-est il torrente Mela; a sud-est il versante tirrenico dello spartiacque dei Peloritani; a sud-ovest il torrente Termini o Patrì. Questi limiti coincidono quasi con quelli amministrativi. Infatti Barcellona Pozzo di Gotto confina a nord-est con i comuni di Milazzo, Merì e Santa Lucia del Mela; a sud-ovest con i comuni di Terme Vigliatore e di Castroreale; a sud-est lungo il versante montuoso, il confine del territorio di Castroreale si affianca a quello di Santa Lucia del Mela.
 
Storia di Barcellona Pozzo di Gotto
Al viaggiatore attento non può sfuggire la somiglianza tra la posizione geografica della città catalana e quella della cittadina tirrenica. È questa l’ipotesi più accreditabile che trova le sue radici nella dominazione della Corona d'Aragona (1282 – 1516) e poi nella storia della Sicilia spagnola (1516 – 1713) quando l’isola per quasi cinque secoli è sottoposta all’influenza Iberica, confluendo unitamente al Regno di Napoli sotto la giurisdizione della Corona di Spagna, note in tempi successivi come dominazioni aragonese e spagnola. La città catalana, degradante sulle lievi e spoglie propaggini terminali dei Pirenei e affacciata a meridione sul Mediterraneo, per contro, la seconda è adagiata in pianura che declina a settentrione a ridosso dei rilievi collinari e verdissimi della catena dei Peloritani, si affaccia sul golfo di Patti nel mar Tirreno nella parte prospiciente le isole Eolie in una porzione di costa compresa tra la penisola di Milazzo a oriente e il promontorio di Tindari a occidente. Il nucleo più antico della cittadina si identifica in Pozzo di Gotto, deve il suo nome alla realizzazione di un pozzo per uso irriguo nelle terre coltivate ubicate tra il torrente Idria e il Longano, appartenenti al messinese Nicolò Goto come descritto in latino volgare in un documento datato
1463: “ … Nicolao de Gotho, … , in quo Puzzo de Gotho …”.


Luoghi di Interesse
Grotta di Santa Venera, feudo dei Basiliani, Tempio rupestre a pianta quadrata e cupola ottagonale. Di derivazione armena - bizantina del VII – VIII secolo.  Torri d'avvistamento: Torre Sipio, Torre Mollica, Torrione Saraceno, Torrione Cantoni, Torre Sottile, Torre Gurafi. A Barcellona Pozzo di Gotto è presente il Nuovo Teatro Placido Mandanici, riaperto al pubblico il 6 dicembre 2014. In occasione dell'inaugurazione si è tenuto un concerto di sinfonie e cori da opere liriche italiane (ConcertOpera), con l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina e il Coro lirico “Francesco Cilea” di Reggio Calabria, diretti dal Maestro Gian Rosario Presutti. Il precedente "Teatro Comunale", inaugurato il 4 ottobre 1845, e successivamente intitolato a Mandanici, fu demolito in seguito ai danni causati da un incendio divampato nella notte tra il 31 maggio e il 1º giugno 1967. Ricostruito all'interno della Villa "Primo Levi", dopo una prima riapertura, avvenuta il 31 marzo 2012, è rimasto inattivo perché inagibile fino alla fine del 2014. Realizzato nell'area della vecchia stazione ferroviaria, ospita una sala conferenza, numerosi giochi per bambini ed il monumento al Seme d'Arancia.Da ricordare la festa di San Rocco (il 16 agosto). Da tantissimi anni il santo viene trasportato su una nave per tutta la costa barcellonese, che si estende da
Spinesante (al confine con Terme Vigliatore) a Calderà (al confine con Milazzo) e la processione delle Varette che si svolge il Venerdì Santo, quando per le vie della città contemporaneamente sfilano due processioni composte da ventisei Vare raffiguranti i misteri della Passione, inserite nei Riti Pasquali della Sumana Santa o "Santa Sumana". La Processione delle Vare, forse un lascito spagnolo, si ripete ininterrottamente dal 1621 per Pozzo di Gotto, e dal 1871 per Barcellona. Dietro ogni Vara i Gruppi Visillanti intonano la Vexilla Regis, una polifonia di voci dagli accenti drammatici, con sfumature arabe. Accompagnano l'Urna del Cristo Morto i Giudei.
Quelli barcellonesi indossano il costume con mantello scarlatto tipico dell'epoca messianica. I Giudei pozzogottesi si caratterizzano per un pesante e folkloristico elmo in piume di pavone, simile a un copricapo azteco. La Settimana Santa Barcelgottese in realtà inizia il giovedì santo, con la Messa in Coena Domini, la lavanda dei piedi, e gli apostoli per le vie della città che, cercando il Signore, visitano i Sepolcri, altari con velette e erbe, allestiti nelle Chiese. Secondo tradizione i Sepolcri vanno visitati in numero dispari.

Comune di Brolo

Brolo è un comune sito sulla costa settentrionale della Sicilia, in provincia di Messina.
Un grazioso comune che si affaccia sul mare ed è circondato dalla catena montuosa dei Nebrodi, un paesaggio davvero eccezionale fatto dal blu del mare e dal verde dei monti. Il paese di Brolo è formato da una zona pianeggiante attraversata da tre fiumi: Sant’Angelo di Brolo, il torrente Iannello e la fiumara di Brolo. Questo delizioso paese è formato dal centro urbano circondato da piccole frazioni che nel corso del tempo hanno avuto notevole importanza, la più importante è quella di Piana.Altre importanti frazioni sono Parrazzà, Iannello, Lacco, Sellica e Casette. Parrazzà è un vero e proprio nucleo urbano dove sono stati realizzati diversi complessi edilizi e il fantastico panorama del luogo ne accresce ulteriormente la desiderabilità. Lacco è la frazione degli ulivi, coltivazione molto diffusa insieme a quella degli agrumi. Una particolarità della frazione di Lacco è che è divisa tra due comuni, quello di Brolo e quello di Piraino sin dal 1871. Il nome Brolo deriva da Brolium che in latino significa parco, giardino.

Storia Di Brolo
La storia di questo paese ha trovato la sua massima espressione durante il Medioevo quando cominciarono a sorgere numerose costruzioni fortificate che ancora oggi caratterizzano il paesaggio con i loro bastioni merlati. Un paesaggio carico di atmosfera passata, ricca di voci, di sole e di mare e poi all’orizzonte le bellissime Eolie. Dalla ricostruzione fatta attraverso la Tabula Peutingeriana si sono ricavate alcune notizie storiche riguardati il territorio di Brolo ovvero che Via Valeria, strada principale dell’isola, nel IV secolo, metteva in comunicazione la Sicilia Settentrionale da oriente ad occidente e questa grande via attraversava il comune di Brolo. Via Valeria era molto importante per gli scambi commerciali e Brolo ne divenne tappa importante dell’epoca. Il piccolo paese di Brolo prima di essere un vivace centro di uomini dediti alla pesca era “granaio del popolo romano” così come lo definì Catone. La storia di Brolo si sviluppa attorno al castello che fu costruito quasi a picco sul mare e dominava tutto il tratto di costa tirrenica sul quale si affacciava. Era un castello adibito al controllo della costa che, insieme al villaggio che si andò sviluppando, era conosciuto con l’appellativo di Voab che in arabo significa “Rocca Marina”. Attraverso questa denominazione è facilmente intuibile l’importanza che ricopriva allora Brolo nel tratto di costa che va da Capo d’Orlando a Capo Calavà. Questa importanza aumentava anche in considerazione del fatto che su quel tratto di costa l’unico porto presente fosse proprio quello di Brolo con il nome di Marsa Daliah. Non si hanno notizie certe riguardanti i fondatori del primo insediamento, ma studi storici fanno risalire il primo impianto urbanistico al XI secolo attribuendolo ai Primati di Sicilia, una nobile famiglia discendente da Bartolomeo d’Aragona. Dunque fu il Medioevo a rendere nobile ed importante questo paese che ancora lo ricorda e in alcune giornate sembra addirittura riviverlo. Chiunque visiti questa meravigliosa cittadina avrà la sensazione di tornare indietro nel tempo e rivivere tra la storia e la leggenda.

Luoghi di interesse di Brolo
Il luogo più interessante da visitare è il castello di Brolo.
Questo castello sorge a picco sul mare caratterizzato da una torre che è affiancata da un torrino scalare cilindrico che si interseca con le mura e consente l’accesso ai vari piani fin su al terrazzo che era il punto di vedetta e di controllo contro le invasioni dei mori.All’interno della torre si trova una splendida sala di rappresentanza all’interno della quale si trova lo stemma nobiliare dei Lancia di Brolo che arrivarono dal
Piemonte alla Sicilia quando a dominare erano gli Svevi. I Lancia strinsero subito legami con l’imperatore grazie al matrimonio con Bianca Lancia.
Il castello di Brolo è inserito all’interno della lista delle torri costiere anche se fu edificato soprattutto per controllare il sotto stante porto. Alla bellezza del castello si unisce la bellezza del centro storico che ha percorso irregolare caratterizzato da grosse stecche edilizie. L’espansione di Brolo avvenne gradualmente e nel XVII secolo si sviluppò l’attuale centro abitato e fu costruita anche la Chiesa Madre voluta da Vincenzo Abate, marchese di Longarino e Signore di Brolo. Nello stesso secolo vennero edificati anche nobili palazzi ottocenteschi che definirono il profilo urbano del paese.

Comune di Capo D’Orlando

 

 

Capo d’Orlando, in provincia di Messina, comune di 13307 abitanti sulla costa settentrionale della Sicilia, è uno dei centri turistici più in voga della parte nord occidentale dell’isola. Nasce come borgo di pescatori appartenente al comune di Naso e solo nel 1925 ottiene la sua autonomia. Il nome Capo d’Orlando risale all’epoca normanna quando si narra che il paladino Orlando abbia fatto sosta in queste terre durante una crociata in Terra Santa.

Storia di Capo d’Orlando
Secondo una leggenda Capo d’Orlando fu fondata da Agatirso, figlio di Eolo, Re dei Venti, intono all’anno 1183 a. C. e conservò il nome di Agatirso. Nasce come una città sacra, devota al Dio Dionisio.
All’in circa nel 209 a. C. ci fu una massiccia deportazione, di circa 4.000 persone, per volere del console Levino. Sono le fonti storiche, le cronache di Tito Livio, che parlano di questo avvenimento e dicono che queste persone furono deportate in Calabria a causa dei culti dionisiaci.
Questa è l’ultima notizia che si ha di Capo d’Orlando prima dell’arrivo dei normanni.
Il paese di Capo d’Orlando si è sviluppato molto anche grazie al turismo che è diventato fondamentale per l’economia del paese sin dai primi anni ‘50. Con lo sguardo rivolto verso le Eolie i panorami, dei quali si può godere dalle sue spiagge di sabbia a ghiaia, sono incantevoli.
Nato come un piccolo paese di pescatori oggi Capo d’Orlando può contare anche su un’agricoltura molto fervida e sul turismo ben sviluppato.
È una cittadina vivace che riesce ad attirare giovani e famiglie alla ricerca di un posto speciale dove passare vacanze indimenticabili anche grazie alla presenza di diversi locali ed efficienti servizi.
 
Luoghi di Interesse
Villa Piccolo Castello Bastione - Il museo e la biblioteca di Capo d'Orlando - Antiquarium Comunale “Agatirnide”  - Antiquarium Comunale “Agatirnide” - Pinacoteca di Capo d'Orlando - Le cave del Mercadante Fontana di Drago -  Il Castello di Capo d'Orlando - La Madonna  Il Santuario di Capo d'Orlando -  Il faro di Capo d'Orlando - Il sentiero Goletta - Le Fontane di Capo d’Orlando - Il Bosco di Amola - Villa Bagnoli

Comune di Gioiosa Marea

Gioiosa Marea (Giujusa in siciliano) è un comune italiano di 7.251 abitanti della provincia di Messina in Sicilia. Il nome è legato a un altro paese, Gioiosa Guardia, che sorgeva sul Monte Meliuso e che fu abbandonato in seguito al terremoto del 1783 e alla carestia dell'anno successivo; i suoi abitanti, evacuati, fondarono un nuovo centro sulla costa, ribattezzandolo appunto Gioiosa Marea, per distinguerlo dal vecchio. È tra le mete turistiche più rilevanti della provincia di Messina e della Sicilia
 
Storia di Gioiosa Marea, perla del Tirreno
La nuova Gioiosa si ricostruì con materiali, pietre e financo criteri urbanistici della vecchia, pur nell'ovvio rispetto della diversa disposizione territoriale che dovette innanzitutto tener conto del mare. Nel lento corso dei decenni si trasferirono gran parte degli edifici religiosi e civili di Guardia (dall'Oratorio di Sant'Ignazio di Loyola, la Chiesa e l'Oratorio di Sant'Anna, al Palazzo Forzano) e iniziarono i lavori per le nuove costruzioni. La gaginiana statua della vetusta protettrice Santa Maria delle Nevi fu posta nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Lo spostamento della statua del santo patrono (San Nicola di Bari) fu l'evento più importante per tutta la comunità gioiosana di quel periodo e avvenne nell'Ottava di Pasqua del 1797.
 
Luoghi di Interesse
Mare incontaminato, splendide spiagge e aspri rilievi: a Gioiosa Marea troverete concentrato tutto quanto di più bello e affascinante può offrirvi la Sicilia. Questo piccolo comune siciliano di circa 7.000 abitanti, situato sulla costa nord della Sicilia di fronte alle Isole Eolie, sorge proprio in quel tratto di litorale chiamato Costa Saracena, che si estende dal promontorio di Capo Calavà fino alla baia di San Giorgio. Il litorale è accarezzato da acque limpide e cristalline, sovrastate da verdi colline dalla tipica vegetazione del Mediterraneo. Un vacanza a Gioiosa Marea saprà regalarvi un tripudio di profumi e colori che solo in Sicilia è possibile trovare.
La località è sempre più apprezzata dai turisti, che ne ammirano il paesaggio affascinante e vivace, fatto di scogliere a picco sul mare e splendide spiagge.

Comune di Montagnareale

Montagnareale (Muntagnarriali in siciliano) è un comune italiano di 1.645 abitanti della provincia di Messina in Sicilia.Dista 69 chilometri da Messina e 172 da Palermo. Il paese è situato sui Nebrodi settentrionali, nel gruppo dei monti dei Saraceni.
 
Storia di Montagnareale
Il paese si chiamava in origine Casale della Montagna, era alle dipendenze di Patti, comune limitrofo, insieme ad altri casali; fra questi era il casale più grosso e più importante, poiché forniva prodotti che venivano esportati dai Pattesi anche all'estero. La principale attività era costituita soprattutto dall'allevamento di maiali e di pecore, oltre alla coltivazione intensiva di castagne e fichi ed una fiorente industria della seta e del lino. Raggiunta una certa prosperità e ricchezza, il Casale della Montagna mal tollerava il dominio pattese. Nel 1636, Filippo IV di Spagna, impegnato nella guerra contro la Francia, si rivolgeva alle città dei suoi Stati, tra le quali si annoverava Patti, implorando soccorso in denaro. Con l'appoggio di Don Ascanio Ansalone, nobile messinese e membro del Consiglio patrimoniale, il Casale della Montagna lavorava da tempo per ottenere l'autonomia. Malgrado le proteste e le minacce della città di Patti di non contribuire alle richieste di aiuto del re Filippo IV, la separazione da quest’ultimo fu accettata a condizione che i montagnarealesi pagassero alla Corte Regia quattromila scudi. Al territorio di Montagnareale veniva aggiunto il feudo della Rocca, che apparteneva alla città di Patti. Contro il parere dei patrizi montagnarealesi, Montagnareale fu poi venduta a Don Antonio Scribano, genovese, il quale, il 13 luglio 1639, la rivendette a Don Ascanio Ansalone, che ne prese possesso col titolo di Duca. Sotto il governo degli Ansalone, e successivamente dei Vianisi, Montagnareale si sviluppò economicamente e demograficamente. Nonostante le pesti, le carestie, i terremoti, come quello terribile del 1693, la popolazione aumentò. La "jus populandi" portava verso i comuni feudali, fra cui Montagnareale, parte della popolazione delle città e delle terre demaniali.
 
Luoghi di Interesse
Nel paese e sul territorio di Montagnareale vi sono parecchi luoghi da visitare. Uno dei più suggestivi è il Mulino di capo, bene acquistato dal comune negli anni ’80 e restaurato, che è diventato meta di turisti, scolaresche e studiosi. A differenza di tutti gli altri mulini che sono presenti lungo il corso del torrente Montagnareale, questo è l’unico ancora perfettamente funzionante; l’alimentazione avviene con l’acqua del torrente che, dopo essere stata raccolta nel grande recipiente in muratura facente parte del fabbricato e nella vasca che si trova a monte, una volta aperta la saracinesca (grosso rubinetto), va ad azionare una
ruota orizzontale, con pale in legno che a sua volta tramite apposite cinghie aziona il mulino in pietra. Altro luogo suggestivo è Rocca Saracena, una pineta con in mezzo un fabbricato (rifugio) e tanti tavoli e sedili in legno tutto intorno, divenuta meta di scampagnate, gite e lunghe passeggiate per i Montagnarealesi, gli abitanti dei paesi vicini ed i turisti. All’interno del paese vi sono tre chiese molto belle: in centro la Chiesa Madre, dedicata alla Madonna delle Grazie, festeggiata e portata in processione il 15 agosto in spalla per le vie del paese da 24 flagellanti—uomini vestiti di bianco e scalzi che dalla porta principale della
chiesa si portano fino all’altare camminando sulle ginocchia e percuotendosi le spalle con delle catene, e quindi, dopo aver preso la comunione, si mettono in spalla la Madonna del peso di 24 “cantara” (circa 1.900 chilogrammi) e la portano in giro per il paese. Nella piazza omonima è situata la Chiesa di Santa Caterina, e nella parte alta del paese la Chiesetta di San Sebastiano immersa in un'oasi naturale ricca di pini e cipressi, dove si snodano i “Sentieri dello Spirito”, luoghi ove sono stati collocati due busti, rispettivamente di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II; di fronte alla chiesetta è stata anche collocata una grande statua del Cristo Risorto, rivolta verso il paese e verso il suggestivo Golfo di Patti. Ogni contrada ha la propria Chiesetta: in Contrada Laurello troviamo la Chiesa di San Basilio, in Contrada Santa Nicolella troviamo la Chiesa dedicata alla Madonna del Tindari, in Contrada Bonavita un Cappella dedicata a Santa Lucia e in contrada San Giuseppe la Chiesa dedicata allo stesso Santo.

Comune di Patti


 

Patti è un comune della provincia di Messina, uno dei maggiori centri turistici della fascia tirrenica della provincia. Questo suo ruolo predominante è stato favorito dalla posizione geografica. Oggi Patti è il quarto centro più importante della provincia di Messina, sede di numerosi uffici amministrativi e di interesse pubblico. Patti è anche sede della Diocesi Suffraganea una delle più antiche dell’intera Sicilia e appartiene al Consorzio Intercomunale Tindari – Nebrodi. Il nome di questa città deriva dal greco Ἐπακτήν (presso le acque- fra le acque- sulla sponda).

Storia di Patti
Le prime notizie riguardanti Patti risalgono al 1094, anno in cui il Conte Ruggero I di Sicilia vi fondò il monastero benedettino del SS. Salvatore, è probabile però che, vista la presenza delle varie necropoli e della Villa di Patti Marina, di epoca romana, le origini siano molto precedenti.
Numerosi studiosi concordano sul fatto che Patti sia stata fondata dagli abitanti di Tindari. Fu nel ‘300 che iniziarono a susseguirsi i primi importanti avvenimenti che permisero a Patti di iniziare ad assumere il ruolo centrale e rilevante che tutt’oggi ricopre nel territorio dei Nebrodi. A testimonianza dell’importanza della cittadina il fatto che la salma di Federico II di Svevia, morto in Puglia, fece sosta qui prima di essere seppellito a Palermo.
Patti fu una delle 42 città demaniali siciliane dipendente direttamente dalla corona e non da signori locali. Nel 1544 Patti fu attaccata e saccheggiata dal pirata algerino Ariadeno Barbarossa. In quell’occasione gli abitanti riuscirono a fuggire nelle campagne circostanti e quando ritornarono trovarono la loro città distrutta ma non si persero d’animo e iniziarono la ricostruzione con mura più possenti.
 
Luoghi di Interesse
Il centro storico di Patti è ricco di monumenti e luoghi di interesse che vale la pena visitare, magari concedendosi una pausa dal meraviglioso mare. Arrivati nel centro storico vi sembrerà di essere tornati indietro di secoli e per la precisione al Medioevo, della quale epoca è stato mantenuto il tessuto viario. Il centro è ricco di palazzi signorili risalenti all’800, chiese e caratteristici vicoli medioevali, e da qui si può godere di un meraviglioso panorama della riviera di ponente del golfo di Patti, mentre dalla frazione Sorrentini (500 s.m.) lo sguardo spazia su tutto il golfo e sui monti fino all’Etna. All’interno della città sono visibili anche i resti della cinta muraria (XIV secolo), una delle sei porte di ingresso alla città e una porta della seconda cinta (XI secolo). Numerosi sono i musei, le chiese e i palazzi che custodiscono diverse opere d’arte. Nella Cattedrale costruita  al tempo dei normanni possiamo ammirare: 
un dipinto di Madonna con bambino attribuito ad Antonello da Saliba; un dipinto del pattese Francesco Nachera del 1842; un dipinto raffigurante l’adorazione dei pastori, del 1725 circa,  attribuibile al pittore fiammingo Guglielmo Borremans;  un crocifisso ligneo del 1700 inserito in un ricchissimo reliquario; una statua in marmo di Madonna col bambino, opera di Antonio Vanella del 1504; la tomba della regina Adelasia, moglie di Ruggero I d’Altavilla, morta a Patti nel 1118; un organo del 1758; il coro ligneo barocco del sec. XVIII; la cappella della Patrona e concittadina Santa Febronia, del 1760.
Il convento di S. Francesco, la cui costruzione sarebbe cominciata nel 1222 ad opera di S. Antonio da Padova, recentemente restaurato, è sede del Museo delle Ceramiche. Nel territorio di Patti si trovano  anche la riserva naturale dei Laghetti di Marinello; il Santuario dedicato alla Madonna Nera del Tindari e i resti archeologici dell’antica Tyndaris con il Teatro Greco risalente alla fine del IV sec. A.C.; il Ginnasio e l’Edificio Termale.
Altro sito di grande interesse è la Villa Romana di Patti Marina che occupa un’area di 2000 mq. circa. I vari ambienti interni hanno pavimenti costituiti da mosaici policromi a motivi geometrici, opera, quasi sicuramente, di maestranze africane. Il mosaico più interessante scoperto finora è quello del pavimento della sala tricora  raffigurate animali domestici e fiere.


Comune di Torrenova


Il comune conta 4.333 abitanti e ha una superficie di 1.298 ettari per una densità abitativa di 326,81 abitanti per chilometro quadrato.
Il comune di Torrenova confina:
•             a Nord la costa del mare Tirreno (dalla spiaggia la vista spazia dalla rocca di Cefalù ad ovest alla vicina Capo d'Orlando ad est. A nord est sono visibili alcune delle isole Eolie: Alicudi, Filicudi, Salina e Lipari);
•             a Sud con San Marco d'Alunzio;
•             a Ovest con Sant'Agata di Militello e con Militello Rosmarino;•a Est con la frazione Rocca di Capri Leone e con Capo d'Orlando.
 
Torrenova conta le seguenti frazioni: Cuffari, Serro Mendola, Serro Coniglio, Serro Marzo, Percacciola, Mangarone, Zappulla, Rocchetta, Fragale, Fontanelle, Casitti, Stradale, Villiti, Santo Pietro, Cerci, Cuba, Piattaforma, Laganeto basso ed alto, Pietra Roma, Rosmarino, Contrada mare
 
Storia di Torrenova
Il 16 novembre 1984 Torrenova divenne comune autonomo: in precedenza era la frazione del comune di San Marco d'Alunzio. Deve il suo nome alla presenza nella zona di
tre torri militari dislocate in punti strategici erette a partire dal 1400 per l'avvistamento di pirati provenienti dal mare. Esse facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, costruite su indicazione dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani.
La prima è la Torre Cuffari, situata a circa 400 metri dal bivio per S. Marco D'Alunzio, proprio in contrada Cuffari, posta alla sponda destra del torrente Favara, serviva come torre di avvistamento per segnalare la presenza di pericolo per gli Aluntini. Oggi di essa resta solo un rudere.
La seconda è la Torre Marco, dal nome del proprietario che la costruì. Serviva per tenere sotto controllo i transiti sul torrente Favara. La Torre Marco è ancor oggi in buone condizioni strutturali.
La terza ed ultima torre, che ha dato il nome al comune, si chiama Torre Gatto, dal nome del proprietario che la fece erigere, e fu chiamata anche Torre Nova, perché la più "nuova" rispetto alle altre in quanto costruita per ultima. Principalmente venne edificata per la difesa e il controllo del nucleo urbano insediatosi nei pressi della torre. Anch'essa, così come la Torre Marco, è tutt'oggi in buone condizioni strutturali.

Luoghi di Interesse
Tra i monumenti segnaliamo la Chiesa bizantina di San Pietro in Deca e la Porta di Pietra di Roma del secolo XVIII. Nelle vicinanze si trovano diverse interessanti zone archeologiche con resti di un ponte medievale
(località Valle del Rosmarino), reperti dell'età del rame, resti di una fattoria romana del II-III secolo a.C. e le grotte abitate già in età neolitica, in località
Scudunì, a nord della SS113. Le tre Torri,Torre Cuffari nella omonima Frazione,Torre Gatto e Torre Mario nel centro abitato, inoltre da Torrenova si può ammirare uno dei più bei tramonti di tutta la nostra penisola


Comune di Tortorici
 


 

In una suggestiva vallata, circondata di monti e colline disseminate di case, sorge Tortorici.

Storia di Tortorici
I nomi di origine greca di alcune delle sue 72 contrade, fanno pensare ad origini antichissime che la leggenda collega ad Enea. Probabilmente fondata in epoca bizantina da popolazioni di origine greca, che dal VII, VIII secolo si spostarono prima nell'Africa del Nord e successivamente si trasferirono in Sicilia e nell'Italia Meridionale, a seguito dell'Occupazione araba dell'Africa Mediterranea.

Forse identificabile con la località di Mangabah sotto la dominazione araba, risorta durante il periodo normanno, citata già nel 1082 come Turri Polit ed in successivi documenti dal 1151 come Terra di Turris Tudich o Turris Tudith. I primi documenti che la citano sono comunque della fine del secolo XI quando i Normanni istituiscono le diocesi di Troina e Messina. Sotto gli Svevi Tortorici è dominio feudale dei Pollichino e quindi dei Moncada e Mastrilli. E' nel 1300 che Tortorici avvia la sua espansione, costruisce le chiese oltre la cinta muraria, come S. Nicolò ed il SS. Salvatore, spingendosi anche oltre il fiume con la costruzione delle Chiese di S. Maria de Platea, S. Domenica, e S. Maria extra menia. Oltre la medievale cinta muraria non sorgono solo chiese, ma anche case, palazzi, opifici, botteghe; Se l'arte della fusione del bronzo è quella che ha dato maggior prestigio e notorietà a Tortorici, fiorente è anche la lavorazione del rame, l'agricoltura e l'estrazione dell'oro.

Con la riforma amministrativa del 1583 che divideva la Sicilia in 44 Comarche, nei Nebrodi sono istituite le Comarche di Patti, Mistretta e Tortorici. Quest'ultima aveva giurisdizione su 14 comuni: Alcara, Castania, Ficarra, Galati, Longi, Martini, Militello, Naso, Raccuja, S. Salvatore, Sinagra, Ucria, S. Marco con le terre di Capri, Mirto e Frazzanò, con 29909 abitanti censiti. Nel 1630 si libera del giogo feudale divenendo città demaniale con diritto a sedere nel Parlamento siciliano e a potersi fregiare del titolo di "Fidelis et Victoriosa Civitas". La città vive i suoi momenti di maggiore splendore nei secoli XVI - XVII e XVIII. Fiorisce infatti un
artigianato artistico le cui opere hanno sfidato i secoli. Maestri scalpellini nel 1602 hanno ricostruito la Chiesa di San Francesco (Monumento nazionale) con annessi campanile e convento dei francescani che aprirono una scuola di filosofia e teologia. E' del 1700 la ricostruzione delle chiese di Santa Maria e San Nicolò, solo per citarne alcune delle 39 esistenti.

La presenza di oltre 70 preti elevava il tono culturale delle comunità ma rappresentava anche un freno alla soluzione delle furibonde e secolari lotte insorte fra queste due ultime chiese per questioni di matriciato. I mastri campanari costruivano campane di tutte le dimensioni che si trovano nelle chiese di quasi tutta la Sicilia. Il pittore Giuseppe Tomasi invadeva, con i suoi dipinti dal forte taglio caravaggesco, tutte le chiese della Sicilia Orientale dove si possono ancora ammirare. Opere finissime in oro, argento, bronzo,rame, ferro battuto, venivano incessantemente create per uso interno ed esportazione. Nel settore dell'industria si costruivano mulini, "paraturi" (gualchiere per la lavorazione dell'albagio) e martelletti per la laminazione del rame. Si producevano seta e profumi. Con questi prodotti e con la sua cultura invadeva i 14 paesi che gli facevano capo.Tanto splendore vi fu malgrado una alluvione apocalittica che nella notte del 6 giugno 1682 cancellò buona parte della città che, con seicento morti, da 980 fuochi si ridusse a 470 fuochi.
Con l'inizio del nostro secolo i Tortoriciani promuovono intense attività commerciali avvalendosi principalmente dell'allora pregiato prodotto delle nocciole che collocavano sul mercato di Catania dove acquistavano tutte le specie di mercanzie; però imboccano il cammino che li farà nobili decaduti. Vengono infatti spogliati di quasi tutti gli uffici pubblici che vengono concentrati nella vicina Sant'Agata Militello; i professionisti si allontanano per andare a ricoprire cariche pubbliche e tuttavia lontane; gli artigiani sopraffatti dai prodotti dell'industria, si allontanano in cerca di migliore fortuna; i contadini, dopo secoli, abbandonano la coltivazione dei noccioleti che coprono oltre la metà del territorio
L'incomparabile bellezza del paesaggio, la natura incontaminata, la variegata vegetazione (noccioleti, castagneti, cerrete, faggete), la pluralità di laghi (Badessa, Trearie, Cartolari) unitamente all'umile Petagna Sanuculaefolia che ha imposto nel vallone Calagni la costituzione di una riserva naturale, fanno di Tortorici ancora un paese di forte attrazione, dove si può godere delle bellezze naturali e si possono ammirare i monumenti e le opere pervenuti dal passato.Accanto a Chiese e Monumenti, esiste un suggestivo centro storico fatto di un dedalo di viuzze nelle quali è possibile ammirare le chiavi di volta delle porte in pietra finemente istoriata. Esiste ancora il Mulino delle Ferriere (di proprietà comunale) costruito nel 1684, attivo fino al 1950.
 
Punti di interesse storico-artistico
Museo etnofotografico “Franchina-Letizia”Museo di Storia Patria “S. Franchina”Fonderia delle campane
Laboratorio di microfusione
Pinacoteca Comunale
Chiese
Centro storico
Edicole votive
Mulini

Punti di interesse naturalistico ed escursioni
Riserva naturale del Vallone CalagniParco Fluviale
Laghi: Pisciotto – Cartolari – TrearieFeudo AcquasantaSentiero degli Oricensi